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FRANCO DRAGONE
La gente del mio paese è gente di orizzonte. Le pietre sono numerose sulle nostre montagne e sulla nostra terra, sembrano dure e aride; ma chi sa guardare, trova, fra queste rocce, fiori e sorrisi che illuminano il mondo e abbelliscono il sole.
Eppure questo paese sta rischiando di svuotarsi. Ciò che rimane per davvero sono le pietre. Non c’è più nessuno per raccogliere i fiori e per far fiorire la vita. Le case si svuotano, le strade rimangono nel silenzio…
…La gente nel mio paese è gente di orizzonte, con gli occhi spalancati, desiderosi di non perdere nulla di tutto questo splendore, impazienti di vedere le ultime case vuote riprendere vita, di sentire le strade riempirsi di voci e di contemplare i giardini fiorire.


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ENRICO FINZI
La storia si rovescia. Ora sono i colonizzati a conquistare i colonizzatori. É questa la mia recente esperienza nell’Alta Irpinia: dopo un secolo e mezzo di predominio settentrionale in Italia, col sottosviluppo del Sud funzionale al prepotere dei vincenti gruppi sociali del Nord, qualcosa sta cambiando. Il Mezzogiorno inizia a recuperare appeal, richiamo, non solo turistico: lo dimostrano la Sicilia sud-orientale, tra il barocco e Montalbano; il Salento, per molti modello di un nuovo sviluppo fondato su un’idea antica e nuova dell’essere comunitá; la provincia di Avellino, espressione d’una Campania ‘altra’ rispetto alle follie costiere attorno al tumore metastatico di Napoli; l’Abruzzo, sempre più sud del Centro con la sua definitiva fuoriuscita dal sottosviluppo. In realtà, al di là dei dati – tuttora negativi – del Pil, dell’export, dell’occupazione, dei servizi alla persona e alle imprese, si comincia a capire che esistono dei Sud dotati di un significativo ‘effetto calamita’ dato dal combinato disposto di valori naturalistici e paesaggistici, di agricoltura originale, di risorse storiche e attuali che sono e fanno cultura, di turismo non di massa ma maturo e motivato, di artigianato di qualità, di accoglienza ‘calda’ e competente, di enogastronomia di eccellenza, di umanità travolgente e ospitale, di impegno tutto ciò che rinnega il sogno e la fantasia.


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DARIO BAVARO
Ogni viaggio ha dentro di sé, sin dalla partenza, il ritorno a casa il viceversa, la felicitante gioia di portare dentro la valigia i sogni realizzati e non, le esperienze vissute per condividerle in un nuovo progetto con al centro i colori, l’emozioni dei nostri primi passi nel mondo e delle fondanti prime relazioni. Irpinia 7X da Cairano al mondo e viceversa per realizzare e raccontare che è possibile abitare il confine, è possibile affrontare la salita e fare di questo viaggio un percorso di guarigione dal rumore assordante delle città e dalla velocità, che ha dismesso di indossare i colori , i suoni e la danza della vita , un invito alla lentezza piena alla saggezza della lumaca. La condizione di deserto abitato che caratterizza Cairano centro di partenza e ritorno di questo viaggio nella terra d’Irpinia è una grande opportunità per riempire gli spazi vuoti dove è possibile conversare piacevolmente, dove il tempo si riposa e lo spazio si distende in una danza lieve.
L’aria è leggera si può partire si può ritornare stare insieme condivisi.


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MARIO MARCIANO
L’Associazione Irpinia sette per è:
scegliere la strada meno battuta;
chiedersi qual è il giusto rapporto tra inurbamento e ambiente;
sperimentare nuove modalità di relazioni e di comunità;
uno sforzo comunitario per invertire la tendenza allo spopolamento attraverso azioni concrete;
dare voce ai bisogni dei pochi nel rumore assordante dei molti;
vivere la bellezza del mondo semplice e innocente con i tempi giusti;
ascoltare il rumore delle api e osservare il volo delle farfalle dal vivo e non solo in un documentario;
vivere con il principio del qui ed ora momenti di felicità nella pienezza di tutti i sensi.
L’Associazione Irpinia sette per non è
rassegnata all’odore di morte e abbandono dei piccoli centri e delle campagne;
un’organizzazione che tende ad interessi di parte;
uno spazio chiuso ne verticistico;
tutto ciò che rinnega il sogno e la fantasia.
molecolare a favore delle comunità. Io stesso, un tempo identificabile con i conquistadores padani, oggi prendo casa a Cairano e frequento l’Alta Irpinia, uno dei paradigmi di quella qualità del vivere che il Nord, certo più abbiente, è costretto a ricercare fuori da sé.


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ANGELO VERDEROSA
Irpinia 7x: il nostro metterci in cammino è soprattutto un’azione politica.
Vogliamo percorrere un sentiero di cambiamento, mettere assieme persone diverse e luoghi e paesi e paesaggi che tra loro non comunicano, favorire una nuova comunità. Obiettivi: c’è una ricchezza lungo le terre d’Irpinia e dell’intero Appennino che aspetta nascosta di essere scavata. Il cibo, il sole e l’aria sono meglio che altrove; non è più una questione di soldi, serve invece una forte spinta culturale e colturale; menti e terre devono riprendere a dialogare per recuperare luoghi, identità, valori, radici.
Recupera/Riabita, i piccoli paesi devono tornare vivi e ospitali, collegati con una ferrovia, con ospedali e servizi a portata di mano; i paesaggi vanno preservati: sono la nostra Gioconda. Abbiamo tante case, vogliamo nuovi abitanti. Crediamo che bisogna aiutare a spostarsi dalle città verso i paesi; crediamo in una nuova economia, strutturata tra web e agricoltura.


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LUIGI D’ANGELIS
Da Cairano al mondo e viceversa, questo slogan che caratterizza e identifica l’associazione 7X è una bellissima metafora di come il valore delle relazioni, della contaminazione e della interculturalità appartenga alla dimensione vera della vita e dell’intera umanità. Io ho sempre sostenuto, da quando oltre 10 anni fa abbiamo iniziato questa avventura culturale e politica a Cairano, che non deve spaventarci o peggio ancora scoraggiarci la condizione di limite che può rappresentare la vita in un piccolo borgo come il nostro ma la sobrietà, i piccoli gesti che compiamo nel solco della cultura contadina che ci appartiene, possono inscriversi in grandi orizzonti se accompagnati da una coscienza politica e dalla consapevolezza di prendere parte ad una missione lillipuziana di cambiamento. Sono convinto che il progetto, se volete l’ambizione o il sogno di questa associazione è proprio questo: se tantissimi uomini e donne di poco conto facessero insieme le stesse scelte esistenziali ed economiche di poco conto, in molti luoghi del mondo di poco conto …ebbene, forse qualcosa del nostro sistema sociale inizierebbe a cambiare e il cambiamento non sarebbe …di poco conto. Un progetto fortemente umanista, dunque, e che mette al centro, col pretesto di dare un futuro ad un antichissimo borgo che si sta spopolando come tanti altri in Italia, il valore della sobrietà e della poesia delle piccole cose. Sobrietà che è per noi un concetto ricco di significati che evocano la semplicità, l’equilibrio, l’essenzialità, il senso della misura, l’armonia e, perché no, forse la chiave stessa della felicità. Quella sobrietà che Papa Francesco evoca come dimensione di lievità, di leggerezza… perché ci libera dal peso del superfluo e ci fa scoprire che il benessere non è dato dalla quantità delle cose che ci circondano ma dalla qualità delle relazioni con gli altri. Non vi è altra strada se non la bellezza che ci circonda, umana, del paesaggio, dell’arte, dei prodotti sani della terra, che potrà condurci verso la costruzione di un territorio ri-scoperto e proiettato verso la rinascita. Insieme a Cairano, con la visionarietà di Franco Dragone, con l’energia positiva delle straordinarie personalità che costituiscono l’associazione, vogliamo essere testimoni di una piccola rivoluzione culturale che ci faccia passare dalla triade più veloce/più alto/più forte alla triade più lento/più profondo/più dolce; iniziando da Cairano e guardano al mondo…e viceversa!


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GENEROSO PICONE
C’è un brano nello «Zibaldone dei pensieri» di Giacomo Leopardi dove si può leggere: «Qualunque cosa ci richiama l’idea dell’infinito è piacevole per questo, quando anche non per altro. Così un filare o un viale di alberi di cui non arriviamo a scoprire il fine. Questo effetto è come quello della grandezza, ma tanto maggiore quanto questa è determinata, e quella si può considerare come una grandezza incircoscritta». Penso a queste parole quando la mente va a Cairano: al suo cielo terso, al profilo delle nuvole disegnato dal vento, all’orizzonte largo che si riesce a cogliere dalla sua rupe, con il verde dell’Irpinia che si perde in una fuga verso le montagne tra gli inciampi del cemento e degli sgorbi dell’uomo. L’infinito. Cioè l’assenza di limiti che può esistere soltanto come sogno irrangiugibile, «giacché esso stesso è una forma del nulla», avverte Remo Bodei. Cairano ne è il punto limite, il margine che la geografia fantastica può tollerare, il luogo dove la realtà appare per quella che è, sospesa tra gli artifici della modernità e la sostanza svaporata nell’allusione: qui si cammina sulla strada stretta tra questi due poli e a ogni passo si ha l’impressione di calpestare i ciottoli della vita.
Comprendo chi ama Cairano perché lì vede il posto dove la freccia del tempo si è fermata e lo frequenta per riassaporare – o tentare di farlo – l’autenticità dei giorni. Capisco che questo costituisce un elemento importante e forse decisivo nella suggestione e nel fascino di cui Cairano è capace. Ma credo che non sia tutto qui. Penso che Cairano non possa rappresentare esclusivamente l’alternativa alle scriteriate follie dell’ordinarietà quotidiana: Cairano è un’occasione per alzare gli occhi e per imparare a farlo poi sempre.


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ANTONIO BERGAMINO
Cairano è un luogo di confine tra terra e cielo dove la quotidianità è discreta, nascosta, lenta ma pulsante e sa accogliere quei viandanti che chiedono di respirare la fragranza degli odori, di cogliere l’intensità dei colori, di ascoltare le melodie dei suoni della natura.